CHI SONO

Mi chiamo Giovanni Mazza e NODONORD è il mio progetto solista.


Ho scoperto la musica all’età di 6 anni, quando ho iniziato a studiare il pianoforte. Fin da subito mi sono dimostrato un allievo testardo e piuttosto che gli studi classici ho sempre preferito passare il mio tempo a riprodurre a orecchio la musica che ascoltavo. Fortunatamente mio padre aveva una collezione incredibile di dischi di artisti grandiosi (Queen, Crosby Stills and Nash, U2. Ma anche gli italiani New Trolls, PFM e i fondamentali Elio e le storie Tese). Insomma, sono cresciuto con dell’ottima musica da ascoltare ed il desiderio di suonarla. 

 Dopo anni passati a suonare solo ciò che mi piaceva ascoltare, in piena adolescenza, il mio maestro di allora (Riccardo Brumat) mi ha chiesto di scrivere con lui una canzone. Così facendo mi ha fatto scoprire prima i rudimenti dell’armonia, e poi il processo di produzione di un brano. Ovviamente era tutto home made (le batterie le programmavamo con la Playstation). Quest’esperienza ha cambiato radicalmente il mio rapporto con la musica facendomi scoprire che non solo mi piaceva suonare, ma impazzivo per la composizione. 

Da allora la musica è sempre stato il mio modo di affrontare la vita e rielaborare le esperienze. Per fare un esempio, quando io e mio fratello abbiamo scoperto quanto era caro andare dal dentista, abbiamo scritto la nostra prima canzone che parlava appunto di un dentista che strappava i denti ai clienti che non potevano pagarlo. Età circa 11 anni. 

Ma la musica non si fa mai da soli e negli anni successivi ho scoperto il piacere di cantare nella mia prima band: gli Artiglieria Pesante. Suonavamo i grandi classici del rock, dagli AC/DC ai Van Halen, dagli Iron Maiden ai Clash. Ricordo come se fosse ieri il mio “provino” all’intervallo di una giornata qualsiasi di prima superiore: “Ehi, sai cantare” “Boh, sì” “Perfetto sei dentro”. Ovviamente non sapevo cantare e quando ho ascoltato per la prima volta Back in Black ho capito che forse avevo esagerato un pochino sulla mia competenza.  

Nonostante tutto, a 16 anni ho fondato assieme all’amico Emilio Bertin (quello del provino) un duo con cui proponevamo pezzi originali: i Martìn. Il genere era completamente diverso, anche se ai tempi non lo avremmo mai ammesso, era pop acustico. Nel panorama novarese di ragazzini che suonavano Hard Rock era facilissimo distinguersi. I locali ci adoravano perchè non avevamo mai problemi di volume eccessivo e oggettivamente le nostre canzoni erano orecchiabili. Piano piano siamo cresciuti e siamo diventati un gruppo vero con il quale abbiamo anche vinto qualche concorso: il più significativo è stato certamente RADAR de “La Stampa”. Il premio era la partecipazione ad una settimana di workshop sulla realtà musicale italiana a Bergeggi, durante il quale abbiamo avuto  occasione di conoscere diversi professionisti del settore (Franco Zanetti, Massimo Cotto, Massimo Morini, Alberto Salerno e molti altri). Inutile dire che quell’esperienza ha cambiato radicalmente l’idea che mi ero fatto di cosa fosse una carriera nella musica. 

Forse spaventato da una realtà musicale molto più grande di me o forse convinto dai miei genitori che non vedevano di buon occhio un futuro da artista squattrinato, mi sono iscritto alla facoltà di medicina. 

E lì ho conosciuto Lorenzo Mora, Filippo Poletti ed Edoardo Mora con cui, a 22 anni, ho fondato i Serenase. Gruppo nel quale io cantavo e suonavo i pezzi che non ho mai smesso di scrivere per tutta la vita. In quel periodo i Serenase riscuotevano un discreto successo nel novarese, soprattutto tra gli studenti universitari. Addiruttura mi illudevo di essere famoso quando qualcuno che non conoscevo mi salutava in giro per i corridoi. Probabilmente ero solo non troppo bravo a ricordare i volti, però la sensazione era bella. Con i Serenase ho veramente imparato cosa significa “fare rete” con altri artisti entrando nel collettivo C.A.O.S. militante nelle province di Novara e VCO. 

Nel 2017 abbiamo prodotto e registrato l’EP “Fragile” insieme a Giordano Colombo, a coronamento di alcuni anni di intensa attività live che ci ha portati su alcuni dei palchi dei più importanti della zona, fino a qualificarci per la serata finale di Deejay on stage a Riccione.

Alla fine mi sono laureato e ho fatto anche la specialità in Anestesia e Rianimazione. I Serenase si sono sciolti e dispersi per mezza Italia. Dal 2020 al 2022 ho lavorato ore interminabili in rianimazione con i malati di COVID 19. In quel periodo ho veramente pensato che tra me e la musica fosse finita. Una storia bella finita male, piena di amaro in bocca per tutte quelle cose che avrei potuto fare e che non avevo avuto il coraggio di fare. 

Ma la musica non si ferma mai e proprio da quell’amaro in bocca, nel 2022, è nato NODONORD. Nord come il nodo lunare che per gli antichi astrologi simboleggiava il destino e le sfide che attendono l’anima pronta a reincarnarsi.

Le mie canzoni nascono sempre da un concetto, una storia o un’emozione che voglio raccontare o rielaborare, alla ricerca di quegli aspetti meno razionali e più sfuggenti dell’essere umano. Attorno a quel concetto embrionale provo a cucire un vestito fatto di musica per spingermi ad esplorare più a fondo l’anima, la mia e, spero, quella di chi mi ascolta.